Valenza letteraria degli scritti di Galileo
La lingua di Galileo, se confrontata con quella ormai sedimentata e codificata di oggi, appare sorprendente per la multiforme ricchezza di termini tra loro equivalenti – verbali, avverbiali, lessicali. “Il discorrere è come il correre”, scrive Galileo stesso, e l’affermazione costituisce il suo programma stilistico, come rileva Italo Calvino nelle Lezioni americane: “stile come metodo di pensiero e come gusto letterario: la rapidità, l’agilità del ragionamento, l’economia degli argomenti, ma anche la fantasia degli esempi sono per Galileo qualità decisive del pensar bene”.
Il valore letterario degli scritti di Galileo ben si riassume nel giudizio di Natalino Sapegno: “La sua opera, per ricchezza di contenuto umano e potenza di stile, si proponeva come un esempio e si inseriva nella storia futura della nostra prosa, come un fatto letterario e culturale di prima grandezza, il più importante anzi, forse, dopo il Machiavelli e prima del Manzoni”.
Ma perché riproporre oggi Galileo? Perché la sua lezione, al di là dei contenuti scientifici – e sarà sorprendente scoprire quante credenze pre-galileiane alberghino ancora in noi – non ha perso nulla della sua validità attraverso i secoli. La lettura delle pagine galileiane non potrà non stimolare il gusto dell’osservare, il desiderio di capire, e il piacere di dare risposte sulla base dell’esperienza e delle deduzioni logiche. Quanto agli errori di Galileo, essi possono rivelarsi altrettanto preziosi delle sue conquiste più geniali. Da un lato ci permettono di cogliere il suo percorso mentale, dall’altro ci istruiscono sulla complessità e sulla difficoltà del processo conoscitivo.